Perchè mi piace il Rugby

Il rugby è sempre più di moda e qualche motivo ci sarà.  Siccome sono anni che anch’io amo guardare le partite internazionali, vi dico quali sono i motivi che valgono per me. Comunque stiano le cose, credo che ci siano dei temi che vanno anche al di là dello sport.

  1. Il rugby è veramente un gioco di squadra in tutti i sensi: i collegamenti fra le varie sezioni della squadra sono chiari e forti. Spingendo forte  al centro, si costringono gli avversari a portare persone al centro per fare argine, e questo libera le ali sui lati a svolazzare in meta. Chi si ricorda del gioco sporco dei bestioni al centro che, logorando gli avversari, ha consentito loro la gloria?
  2. Il rugby è il gioco del sacrificio e del coraggio. Quello che fa la differenza è saper mantenere la ragione accesa in situazioni di grande concitazione e violenza.  Bisogna sapersi lanciare  a grande velocità verso un impatto doloroso, mantenendo la lucidità per passare la palla all’uomo libero un istante prima dell’impatto.  Non sarebbe efficace farlo prima.
  3. La squadra (di 15 giocatori) è una delle più grandi fra i giochi di squadra.  All’aumentare del numero, il problema di cooperare verso il fine comune si complica sempre di più
  4. Si parla molto del “terzo tempo” inteso come andare a bere insieme agli avversari, dopo essersi massacrati in campo, per cui su quello non mi dilungo
  5. A Rugby non si discutono le decisioni arbitrali.  I giocatori, anche quando si capisce perfettamente dalla loro espressione che non le condividono,  non le commentano nemmeno. Prendono atto.  Ecco in questo c’è qualcosa di quasi commovente.  Questi energumeni che stanno mettendo tutte le loro energie e la loro creatività in gioco, quando vengono puniti dall’arbitro per il loro comportamento, non si sognano neppure uno di quei nausenati gesti di ribellione a cui il calcio ci ha abituato.
  6. A rugby l’eroismo è ancora il canone di riferimento.  Viene in mente il valoroso soldato greco che spartano che, alla sfida dei Persiani del generale ateniese “Noi oscureremo il sole con le nostre frecce”, rispondeva “e allora combatteremo al buio”

Pensandoci bene, quello che a noi italiani piace del Rugby è quello che non ci piace dell’Italia.  E’ uno sport in fondo anglosassone; molto più del calcio, che ormai da un secolo si è latinizzato.  E degli Anglo ha le virtù. Non il rispetto delle regole (ché le scorettezze in campo si commettono) ma dell’arbitro e delle sue sentenze.

E degli Anglo ha i valori: innazitutto l'”endurance“, lo spirito di chi si sacrifica senza pretendere grandi riconoscimenti.  Che ha in disprezzo la lamentela e la condiscendenza verso se stessi; il nostro trovare scuse sempre estranee alle nostre responsabilità, per tutto ciò che non va come dovrebbe.

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9 Responses to Perchè mi piace il Rugby

  1. kiki ha detto:

    Bello il blog, Tito.
    Al punto 6., però, la citazione non è corretta; stai menzionando infatti un aneddoto (leggendario) della battaglia delle Termopili, non di un derbaccio Sparta-Atene (anzi, trattandosi di un incontro tra nazionali, Spartani e Ateniesi erano stati selezionati assieme vs la Persia); un disertore persiano disse a Mister Leonida che “i Persiani erano così tanti che avrebbero oscurato il cielo… ecc..” e il Mister pronto: “meglio, combatteremo all’ombra (non al buio)”.
    Per inciso, la battaglia è nota per i 300 giovani e forti spartani, ma tra alleati e tutto erano un paio di migliaia (che comunque, contro 300mila persiani…).
    Tutto questo, come sempre, per la precisione

  2. #6 ha detto:

    1 e 2 non sono caratteristiche del rugby, ma sono possono essere trovate più o meno in ogni sport di squadra.
    Un giocatore di football o di hockey devono allo stesso modo prendere decisioni in pochi decimi di secondo, rischiando di farsi pestare.
    Il 3 mi pare poco dimostrabile, gli sport di squadra si sono evoluti e il numero di giocatori è quello ottimale per giocare. Giocare in sei a basket sarebbe più difficile? O più facile?
    Il 4 è lo stereotipo più polveroso del rugby. È importante cosa fanno i giocatori dopo una partita? Cosa aggiunge allo sport in sé un comportamento che avviene al pub dopo?
    Anche il 5 è non specifico. Il tennis è uno sport anglosassone quanto il rugby, eppure i tennisti rosiconi sono sempre esistiti. Allo stesso modo ci sono decine di sport dove la contestazione dei giudici di gara è praticamente sconosciuta.

    Più in generale, quasi tutte le volte che del rugby parlano i suoi ammiratori ci ficcano dentro “ma il calcio…”, secondo me svelando il complesso di inferiorità per quello che un secolo fa era il “fratello degenere”.
    Il rugby per molto tempo ha voluto essere sport per pochi, il circolo del té delle cinque contrapposto alla discoteca.
    L’Italia oggi è campione del mondo di calcio, eppure ci sono non meno di venti nazionali che potrebbero tranquillamente farci vedere i sorci verdi.
    Nel rugby no. Tolti i soliti tre o quattro noti le partite del mondiale hanno contenuto tecnico nullo, finiscono 50-0 e arrivederci.
    Mondiale che per giunta, come scrivi anche tu, è visto ancora da molti come una specie di inquinamento della purezza anglosassone. Banale esempio, l’Argentina che è già una squadra forte, e che però verrà ammessa al Tri Nations nel 2012. Perché? Non si sa.

    Facendo un po’ di fantasy, ammettiamo che nel 2010 il rugby diventi uno sport realmente globale, dove il mondiale sia realmente il processo che porti una squadra a dire “noi siamo i migliori e zitti”.
    Ecco, a quel punto vedrai le contestazioni all’arbitro, le moviole, e probabilmente la fine dei terzi tempi.
    E soprattutto la fine dei balletti scemi prima delle partite.

    • kiki ha detto:

      (you’re)#6, molte delle cose che dici sono condivisibili, dalla retorica del terzo tempo alla facilità di essere signori in uno sport tutto sommato poco seguito.
      Ma battezzare la Haka “un balletto scemo”, questo io, pur nella mia condizone di sfegatato uligano calcistico, non lo accetto!
      Ka mate a tutti
      PS: con tutto che non amo il Clint Eastwood regista, io Invictus non me lo perderò (vabbè, amavo ancora meno il Clint attore)

    • titopb ha detto:

      Effettivamente anche il Rugby ha i suoi aspetti negativi, come tutto il resto. Fra quelli che dici, condivido particolarmente il problema che spesso le partite non sono in equilibrio. Spesso la superiorità di una delle due squadre “collassa” in spadroneggiamento.
      Quanto ai confronti col calcio anche qui hai la tua parte di ragione, ma è un po’ inevitabile in un paese dipendente da calcio come il nostro.
      Per il resto, direi che ognuno ha i suoi gusti (e no, non mi sento snob, mi esalto piuttosto a volte)

      • kiki ha detto:

        Non so se è ancora in vigore, ma a una Coopa del mondo di Rugby (2003?) avevano introdotto un punteggio differenziato nella fase a gironi a seconda dello scarto di risultato; questo incentivava la squadra più forte a continuare a martellare anche quando era in largo vantaggio e la squadra più debole a continuare a tener duro anche quando ormai la partita era irrecuperabile. Non era una cattiva idea (anche se non so come abbia funzionato). Per il resto (ma qui rispondeo a Carmelofrancesco qua sotto), la moviola in campo mi sembra una vaccata in qualsiasi sport; l’errore fa parte del gioco, dell’attaccante, del portiere, del mediano di apertura e pure dell’arbitro (il quale, almeno nel calcio, ha due colleghi che cercano di autarlo e 22 avversari che tentano di indurlo in errore.

  3. Carmelofrancesco ha detto:

    Mi permetterei di aggiungere che nel rugby, a differenza che nel calcio, le decisioni arbitrali sono in qualche misura meno discrezionali grazie all’ausilio del mezzo tecnologico e ne guadagnano in efficacia, condivisibilità e trasparenza. Seguendo la tua metafora molto azzeccata tutto ciò mi pare emblematico di come la mancanza di trasparenza nei meccanismi decisionali, la complessità artefatta di alcune procedure,il rifiuto verso il verificabile, tipicamente italici, producano sfiducia e contribuiscano a creare quella situazione di cui tu parli, cioè ci fanno spesso spostare l’attenzione dalle nostre responsabilità a fattori esterni per noi apparentemente incontrollabili. Non so se è chiaro ma mi piaceva condividerlo. Bello il blog, Tito. A presto e buon anno!!!!

  4. […] se non la condivido completamente. I primi post sono godibilissimi (il mio preferito è quello sul rugby come metafora di ciò che ci piacerebbe che l’Italia fosse). Ne propongo la lettura e il […]

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