Imbrigliare l’imprevisto

Questo è il nome dell’articolo che io ed Alberto Cottica abbamo scritto per l’European Journal of ePractice, in cui ragioniamo sull”esperienza di Kublai nel contesto del dibattito sull’uso del web 2.0 da parte dello stato. Ve lo potete leggere qui.

Rileggendolo mi sembra che l’articolo rispecchi abbastanza le due anime fondatrici di Kublai, che nella vita del progetto sopravvivono pari pari fino ad oggi.  Quella del dipendente pubblico (io) che vede nella comunità di creativi soprattutto uno strumento di segnalazione delle proposte più innovative, un ausilio alla valutazione che lo stato non sarebbe in grado di fare per mancanza di forze, ma soprattutto di competenze. E quella del creativo (lui) che con la comunità esce dall’isolamento, incontra altri creativi con cui far crescere la sua conoscenza e con essa la capacità di realizzare cose, ma anche e soprattutto incontra lo Stato tagliando fuori tutti quei portavoce ed intermediari non interessati ai risultati concreti, ma solo a perpetuare il gergo e a rendersi necessari.

Noi economisti, studiosi della scarsità, siamo abituati a cercare sempre il trade-off.  Ma non è possibile che una soluzione come quella che abbiamo trovato sia solo buona, ossia risponda a due esigenze così diverse?

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