Capita a molti di scegliere un nome da attribuire al proprio figlio nascituro pensando che questo sia originale e poco usato. Più avanti negli anni, ad esempio nel confronto con altri al parco giochi, poi ci si rende conto che molte altre famiglie che si trovavano nella stessa situazione, hanno contemporaneamente e indipendentemente pensato la stessa cosa, con il risultato che quello che si considerava originale si rivela, negli anni successivi, uno dei nomi più diffusi nella coorte dei nati in quell’anno.
Questo fenomeno mi fa pensare a come funzionano e si evolvono le mode. Molti pensano di essere relativamente indipendenti nelle scelte e nei gusti quando, al contrario, sono influenzati da tendenze di cui non si rendono conto, che si trasmettono in modi inconsapevoli. Come? E’ difficile dire. Immagino attraverso il linguaggio: nel caso dei nomi, attraverso la tendenza diffusa e decentralizzata in milioni di interazioni, ad associare in modo crescente certi nomi a certi stati d’animo o qualità personali. Insomma valori sociali si creano e si trasmettono attraverso una moltitudine di comunicazioni che nessun centro di potere o opinion maker – neanche le malvage corporations – riescono a controllare o manipolare.
Sui nomi assegnati ai nuovi nati in Italia, trovo molto carino questo strumentino messo a disposizione dall’ISTAT. “Chiara” che era al secondo posto nel 2000, scende al quarto nel 2005, al sesto nel 2010, al nono nel 2015. Qualcuno sa spiegare come mai?
Dal nome che ho assegnato a mia figlia trovo conferma del’ipotesi che avevo: di essere uno che anticipa le mode. Il nome che le ho dato, nel 2006 non era nei primi dieci affibbiati in Italia, ma è fra i primissimi oggi.