Credo che la storia ci insegni che l’essere umano ha bisogno di sfogare la sua aggressività, di proiettare su un nemico reale e simbolico i difetti più odiosi, di agire la propria rabbia facendo qualcosa che esca dall’ordinario e affermi il suo punto di vista sul mondo. Se questo è inevitabile, è proprio necessario che a canalizzare questo bisogno sia una vera guerra? Ecco alcune alternative da provare da soli o in compagnia:
- Sputare su bandiera o vessillo della comunità avversaria, saltellarci sopra ed eventualmente urinarci sopra.
- Urlare a squarciagola slogan o epiteti offensivi verso il gruppo rivale ed eventualmente filmarsi facendolo, così da dare notorietà alle proprie gesta (fattibile anche allo stadio);
- Recarsi in un bosco e fingendo che gli alberi siano i nemici, prenderli a schiaffi spallate testate e morsi (chiedo scusa al mondo ambientalista, ma è per una causa superiore);
- Ricercare ed annotarsi tutti i record sportivi ed i successi in campo artistico, musciale culturale in cui il proprio gruppo sociale eccelle e confrontarli con quelli dei gruppi rivali evidenziando (solo) ciò in cui si è nettamente superiori;
- Cucinare un piatto tipico dell’etnia avversata (ad esempio il gulash se si detestano gli Ungheresi) assaggiarlo per confermare che fa schifo e buttarlo nella pattumiera proclamando la superiorità del proprio (ad esempio la carbonara);
- Suonare i campanelli a cui corrispondono dei cognomi che per assonanza potrebbero in qualche modo riferiti all’etnia-nazionalità maligna, e poi scappare (da provare con cautela);
- Organizzare un finto talk show con la partecipazione di amici e cugini che si fingono rappresentanti avversi e poi sbraitare “mi faccia parlare, io non l’ho interrotta” e cose simili (solo per i più aggressivi);
- Inviare malocchio, malefici, incantesimi, ed in generale sperare il peggio per l’altro;
- Organizzare una guerra lampo che sia programmata per durare un infinitesimo di secondo, un tempo a stento sufficiente per la dichiarazione di guerra;
- Giocare a Rugby