Da alcuni mesi è online il sito web che consente di elaborare e scaricare dati sugli interventi della politica di coesione in Italia, i fondi strutturali europei insomma, ed alcuni interventi finanziati con risorse nazionali che hanno la stessa finalità di riequilibrare i divari interni al nostro molto diseguale paese. Dove sono, in cosa investono, quanto spendono, chi li gestisce e cose del genere. Ci ho lavorato un po’ anch’io e sono orgoglioso di essere parte di un amministrazione che più che parlare di trasparenza, inizia a praticarla.
Si tratta della più ampia base dati di investimenti pubblici mai resa pubblica in Italia, con più di 500 mila interventi corrispondenti a quasi 17 miliardi di fondi pubblici impegnati. Su questi dati si possono esercitare analisti interessati a questioni di distribuzione geografica o dimensionale, anche scaricando l’intero database, o semplici cittadini interessati ad un singolo progetto che si attua vicino a casa loro. Si fa presto a dire trasparenza e open data, ma poi c’è sempre l’inghippo: sistemi di interrogazione che non funzionano, dati che non sono mai quelli di maggiore interesse, aggiornamenti che non si fanno. In questo caso sembra proprio una cosa vera, provare per credere.
In cosa può migliorare questo sistema? Certo nella qualità di questi dati. Infatti qualche errore nel nostro sistema di monitoraggio alimentato da dozzine di gestori di fondi può ancora trovarsi, ma sono fiducioso che questi errori diminuiranno proprio per effetto dell’uso di queste informazioni, che non è più limitato ai pochi analisti che li possono vedere e li sanno leggere.
Però a mio giudizio la vera frontiera che ci attende come Dipartimento per lo Sviluppo, e come Stato più in generale, consiste nel dare un significato più ampio a questa apertura, ovvero abilitare un flusso di informazioni di senso opposto rispetto a quello di cui ci siamo occupati fino ad oggi: dai cittadini all’amministrazione. ora che stiamo imparando a diffondere informazioni, dobbiamo imparare a raccoglierle, filtrarle ed elaborarle: dal pubblico a beneficio del pubblico. E’ parte del nostro ruolo di Stato creare questo valore fungendo da catalizzatori dei contributi anche volontari dei cittadini che agiscono nell’interesse della collettività. Il problema è come farlo in modo gestibile, ma allo stesso tempo sensibile.
Qualche idea operativa? (tanto per cominciare).