Concentrare gli investimenti pubblici per lo sviluppo: ma su che?

19 aprile 2010

Per la serie: lo dicono tutti, ma pensiamoci lo stesso un attimo …

Nel campo delle politiche di sviluppo è molto in auge l’idea della concentrazione. Qual’è un grave limite delle politiche di sviluppo passate? Quello di disperdere le risorse in mille rivoli.  Lo dice chiaramente Nicola Rossi, un autorevole critico di queste politiche, in un pamphlet di successo.   Per accontentare tutti si fanno centinaia di fontane, piazzette e marciapiedi, e non un numero molto più limitato di interventi che raggiungano una massa critica sufficiente ad avere effetti “di rottura”.  La tesi è condivisa un po’ da tutti. Chi nel criticare le politiche di sviluppo non arriva  a parlare di clientelismo, se non altro denuncia l’intervento “a pioggia”.

Bè io non sono molto d’accordo con questa visione, che mi sembra rispondere più all’esigenza dello stato di semplificarsi la vita, che all’interesse della popolazione di vivere meglio.  Certo la scala più giusta è diversa caso per caso.  Nel settore della ricerca, ad esempio, si promuove più innovazione finanziando 100 progetti da 100.000 euro, o un solo progetto da 10 milioni?  Nessuno ha la risposta certa ma, se mi costringete a scegliere, io opto senz’altro per attivare 100 teste autonome. Allo stesso modo, è meglio per lo Stato aiutare a nascere 50 start-up, o sostenere due grandi imprese nei loro investimenti di ampliamento? E, a parità di costo, una sola grande nuova infrastruttura è necessariamente meglio di 50 interventi di manutenzione di quelle esistenti?  E’ evidente che dipende dai casi e dai settori, ma siccome la tesi della concentrazione ha grossa influenza sul dibattito e sulle decisioni che vengono prese, bisogna metterla in discussione nei termini generali in cui viene espressa.

Ancor più che decidere quale scala dell’intervento abbia maggiore impatto, cosa che evidentemente varia da settore a settore, mi pare importante guardare a questa scelta in relazione ai rischi di fallimento, che poi rappresenterebbe quello spreco di risorse che molti denunciano. La scelta di pochi progetti grandi presuppone che lo Stato sappia prevedere solo progetti che funzionano.   Ma se questa ipotesi viene a cadere, diventa chiaramente meglio dal punto di vista della probabilità di successo, dare poco a molti. La “pioggia” bagna sicuramente la testa di gente brava; i pochi selezionatissimi interventi?

Un argomento vero in favore della concentrazione, invece, è che valutare migliaia di proposte, e scegliere fra di esse, è  più costoso e complicato.  Solo al di sopra di una certa scala unitaria degli interventi, è possibile per lo Stato mettere in campo la risorsa più scarsa e costosa: l’intelligenza.

Photo courtesy of: http://www.thecanaryreport.org

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