L’amministrazione non sa decidere

Si dice spesso che la politica non sappia decidere, ma dal mio punto di vista, anche l’amministrazione spesso si rifiuta di fare la sua parte non decidendo circa l’uso di risorse scarse fra possibili usi, e destinatari alternativi.  Questo accade in particolare quando decidere implica esercitare la propria discrezionalità di umani, applicando al meglio delle proprie conoscenze criteri opinabili.  Ci sono diversi motivi per cui questo accade.

Intanto, perchè me ne occupo. Visti dall’interno della pubblica amministrazione, i problemi sono un po’ diversi da come li immagina e li rappresenta chi ne sta all’esterno.   Spesso gli amministratori sono sospettati di essere incompetenti o pigri, o peggio, di indirizzare le risorse arbitrariamente verso persone, territori, ed imprese che li meritano meno di altri.  In realtà quello che osservo più spesso è che essi fanno di tutto per non essere sospettabili di ciò e per questo…. preferiscono non fare.  Oppure decidono di utilizzare criteri di allocazione di risorse ottusi purchè oggettivi, ingiusti per eccesso di egalitarismo: del tipo frazionare le risorse fra tutti i potenziali beneficiari senza valutare chi le meriti di più. Non decidono insomma.  Per molti burocrati la situazione da evitare a tutti costi è l’accusa di abuso d’ufficio, il ricorso.  (siamo il paese dei ricorsi: ammiro quelli tra voi che non hanno mai presentato un ricorso in tutta la loro vita).  Quindi meglio non lasciare nessuno escluso o non decidere in favore di nessuno, per non essere accusabili di avere sbagliato. Bada bene, non ho scritto per non sbagliare, ma per non essere accusabili di avere sbagliato.

Quindi: economisti, opinionisti, maitres à penser, oltre che criticare quelli che nell’amministrazione dissipano il denaro pubblico in mala fede, critichiamo anche quelli formalmente onesti, ma che calpestano l’interesse pubblico per proteggere sé stessi in ossequio alla burocrazia.  Vi assicuro che sono molti di più dei primi.

 

2 Responses to L’amministrazione non sa decidere

  1. albertocottica ha detto:

    In alcuni ambienti internazionali (il Consiglio d’Europa, ma anche UNDP) che ho frequentato si parla molto di “risk taking” nel comportamento amministrativo, e se ne parla in positivo. C’è però quasi sempre un tono quasi nostalgico: “eh, quelli che si prendono dei rischi! Bravi, loro! Ma noi, che ce possiamo fà?”

    Si potrebbe, in teoria, incoraggiare i burocrati a provare e sbagliare, dando loro maggiore discrezionalità su risorse minori. Nel mondo della ricerca finanziata europea esistono alcune fonti finanziarie che hanno un tasso di fallimento programmato: si finanziano cosa molto visionarie e ambiziose, accettando che il 10-15% delle risorse andrà a progetti che falliranno. Questi fallimenti verranno più che ricompensati dai progetti coraggiosi che invece riusciranno. Ma anche queste fonti hanno cinque livelli di oversight, quindi anche qui il coprirsi le spalle è molto praticato, e il “risk taking” rimane un mito. Eh, bravi quelli…

  2. tito ha detto:

    C’è forse una questione più di fondo. Gran parte dei dipendenti pubblici ritengono che a scegliere debba essere un’ entità impersonale – l’Amministrazione Pubblica – che non ha volto e non può avere credenze, pregiudizi, preferenze, come gli umani. Una visione alternativa a me più vicina è che a scegliere debbano essere delle persone nella loro qualità di funzionari pubblici incaricati di prendere quella decisione, che come dici tu è fallibile e rischiosa. Anche scegliere è un servizio. Alcuni di noi sono pagati per questo: interpretare ed applicare criteri di scelta contenuti in leggi, programmi di investimento, ed incarichi direttivi.
    Per me la tutela contro il loro possibile comportamento immorale o fazioso deve essere la trasparenza e la visibilità di chi prende la decisione – si deve sapere chi ha scelto e sulla base di quali criteri – non la pretesa obiettività che nella grande maggioranza delle materie è solo apparenza: una cortina di fumo che nasconde le dinamiche vere.
    I rischi li prenderanno le amministrazioni a cui sarà chiesto di farlo “sotto gli occhi di tutti”.

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